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Colite, Morbo di Crohn: rimedi naturali
13/03/2012
Con malattia infiammatoria
intestinale si intende l’infiammazione che coinvolge l’intestino ne suoi
diversi segmenti dando luogo a differenti manifestazioni cliniche. Sono
racchiusi in questa classe di patologie la colite ulcerosa e il morbo
di Crohn. Per entrambe vi è associazione ad un aumentato rischio di
incidenza del carcinoma delcolon, inoltre ci sono
componenti eziologiche cioè di causa, e epidemiologiche relative a
sesso, razza, età e distribuzione geografica simili tra esse.
Eziologia
Vengono
qui indicate le categorie di soggetti e le cause che sono valide per
entrambe le malattie incluse nella categoria della malattia
infiammatoria intestinale.
L’incidenza è maggiore per queste categorie:
-Donne
-Caucasici ed ebrei rispetto a neri ed orientali
Ipotesi teorizzate di cause:
-Predisposizione genetica (più di un componente familiare ha nel 15-40% dei casi morbo di Crohn o colite ulcerosa)
-Sistema
immunitario alterato (meccanismo umorale, deficit immunologici,
reazioni cellulo-mediate, ma più probabilmente sono effetti della
malattia)
-Dieta
-Vari fattori tra cui psicosomatici, relativi a stress, vascolari, e traumatici
Considerazioni terapeutiche
Qui
sono fornite delle indicazioni che sono valide per entrambe le malattie
incluse nella categoria della malattia infiammatoria intestinale.
Metabolismo degli acidi grassi
Nei
pazienti con malattia infiammatoria intestinale si riscontrano alti
livelli di prostaglandine nelle feci, nel colon e nel siero, in
particolare sono elevati i livelli di leucotrieni e dei prodotti
dell’enzima lipossigenasi. Questi prodotti dei neutrofili, un
particolare tipo di globuli bianchi, sono coinvolti nel processo
infiammatorio amplificandolo e agiscono sulla muscolatura liscia
contraendola. Per limitare la produzione di questi prodotti sono usati
farmaci come sulfasalazina o corticosteroidi, oppure il flavonoide
naturale quercetina, contenuto in alte dosi nel ribes, in particolare in
quello nero, mirtillo, uvaspina e melograno, come dieta si dovrebbe
limitare il consumo di carne ed aumentare le fonti di acidi grassi
omega-3 a catena lunga (EPA e DHA) di cui è ricco il pesce azzurro come
salmone, aringa, e lo sgombro. In particolare l’olio di pesce si è
dimostrato utile a prevenire o ritardare le recidive della malattia
infiammatoria intestinale, ed è utile anche l’olio di lino che contiene
acido alfa-linoleico che viene convertito in EPA da un apposito pool
enzimatico del nostro corpo.
Endotossinemia
Questa
è un problema che accompagna le due malattie ed è una delle cause di
alcuni sintomi extraintestinali legati ad esse. Un rimedio che apporta
miglioramento è rappresentato dalle irrigazioni intestinali o da
irrigazioni del colon, ma quest’ultime devono essere evitate nei casi di
attacco acuto infiammatorio.
Manifestazioni extraintestinali
Il
malfunzionamento intestinale che porta ad un sovraccarico di tossine da
smaltire da parte dell’intestino ma anche del fegato, porta a molte
manifestazioni relative a tessuti extraintestinali. Tra queste la più
comune è l’artrite presente nel 25% dei pazienti, in particolare quella
periferica che coinvolge ginocchia, caviglie e polsi, e meno
frequentemente la spina dorsale, con sintomi collegati di dolore lombare
e rigidità, poi si hanno manifestazioni cutanee nel 15% dei pazienti,
come eritema nodoso, ipoderma gangrenoso, aftosi ulcerativa, e stomatite
aftosa nel 10% dei pazienti. Poi si hanno dei gravi problemi epatici
come cirrosi, epatite cronica in fase attiva, colangite sclerosante
presenti in circa il 5% dei pazienti, probabilmente per il problema
della endotossinemia, è consigliato in tale caso utilizzare piante ad
azione epatoprotettrice come la liquirizia, il cardo mariano, la
catechina, contenuta ad esempio nel tè verde e la curcumina. Poi si
possono manifestare lesioni extraintestinali come tromboflebiti,
problematiche oculari come irite ed episclerite, nefrolitiasi e
colelitiasi (conosciute più comunemente come renella, precursore dei
calcoli renali e biliari rispettivamente), ed infine ritardo di crescita
e maturazione nei bambini.
Malnutrizione
La
malnutrizione che accompagna la malattia infiammatoria intestinale ha
molta influenza sulla morbilità, ovvero la probabilità di essere
ospedalizzati per un periodo di tempo superiore ad un dato numeri di
giorni, generalmente 40, e anche di mortalità nei casi più gravi.
Cause di malnutrizione
Riduzione
di assunzione di cibo, è causata da sintomi come dolore, nausea,
anoressia, diarrea, indotti dalla malattia, o da una dieta restrittiva
senza integrazione di supplementi.
Malassorbimento, causato dalla
riduzione della superficie di assorbimento dovuta all’interessamento
dell’intestino, preposto a tale scopo o di un resezione chirurgica, ad
un deficit di sali biliari, che può essere dovuto a resezione iliaca, ad
una crescita batterica, o a farmaci come corticosteroidi, sulfasalazina
e colestiramina. In particolare il malassorbimento più comune è quello
dei lipidi, che porta alla perdita di calorie e di vitamine e minerali
liposolubili.
Aumentata secrezione e perdita di nutrienti, dovuti
alla natura infiammatoria della malattia, ai danni alla mucosa
intestinale, che causa una perdita di proteine maggiore della sintesi
epatica e di quelle assunte mediante la dieta, e alla diarrea che porta
alla perdita di elettroliti e minerali. I pazienti con steatorrea
cronica invece mostrano carenze di calcio e magnesio, e le perdite
croniche di sangue portano invece a carenze di ferro e quindi
all’anemia. La richiesta proteica aumenta particolarmente nei pazienti
con una infiammazione acuta intestinale, dal momento che le proteine
costituiscono gran parte delle cellule del sistema immunitario che
devono rispondere a questi attacchi per risanare i tessuti, nel
dettaglio pazienti con malattia infiammatoria intestinale mostrano una
richiesta proteica superiore del 25% rispetto alle dosi raccomandate. Un
segno del catabolismo proteico, cioè dei processi attuati per ottenere
da sostanze più complesse proteine per via endogena, ovvero accumulate
nel nostro corpo, è riscontrabile con altri valori della velocità di
sedimentazione eritrocitaria (VES).
Dieta
I
pazienti con la malattia infiammatoria intestinale necessitano di
integrazioni vitaminiche con dosaggi ben 5 volte superiori alla dose
raccomandata giornaliera (RDA). Infatti la malnutrizione può rendere
ancora più gravoso il malassorbimento con conseguente ulteriore
impoverimento dei nutrienti, aggravando la struttura e il funzionamento
intestinale.
La dieta a base di elementi è un’alternativa
efficace non tossica rispetto ai corticosteroidi, ed utilizza
integrazioni di proteine predigerite o amminoacidi in forma libera in
aggiunta a tutti gli elementi essenziali, riesce a dare miglioramenti
probabilmente per un beneficio immunologico, ma è sgradevole ed
iperosmolare e per questo porta spesso alla diarrea ed è richiesta
l’ospedalizzazione per ripristinare il normale stato alimentare. La
dieta consigliata è quella di eliminazione che impone l’eliminazione di
cibi allergenici, generalmente grano e latticini, per determinarli con
precisione occorre fare il test di laboratorio ELISA che misura le
reazioni mediate dalle immunoglobuline IgG e IgE, e cibi contenenti
carragerina. In base ai risultati ottenuti occorrerà evitare i cibi che
hanno dato reazione di tali immunoglobuline o assumere una dieta di
rotazione. Inoltre la dieta deve essere ricca di carboidrati complessi e
fibra, povera di zuccheri e carboidrati raffinati perchè aumentano la
fermentazione dell'intestino facilitando la crescita irregolare dei
batteri nota come disbiosi. Sono utili i CLISTERI DI SCFA (short-chain
fatty acid) ovvero acidi grassi a catena breve contenenti BUTIRRATO alla
concentrazione di 80-100 mmol/l, che in uno studio osservante un
trattamento di 8 settimane, ha dato nel 47 % dei pazienti remissione
completa di colite ulcerosa. E’ poi suggerita un’integrazione con
minerali e vitamine Talvolta i pazienti avvertono sintomi da infezione
poi rivelatasi essere cistite in concomitanza di attacchi di colite,
questo molto più frequentemente per le donne.
-Multiviamine e minerali personalizzando il programma per ogni paziente -Magnesio (citrato, aspartato): 200 mg/die -Zinco picolinato: 50 mg/die -Vitamina A: 50 000 UI/die -Olio di pesce: 3 g/die -Vitamina E (D-alfa-tocoferolo): 400-800 UI/die -Vitamina C (acido ascorbico): 1000-3000 mg/die
Questi
nutrienti sono utili oltre al ripristino dei loro dosaggi, alla
normalizzazione del processo infiammatorio e a facilitare la guarigione
della mucosa intestinale. In particolare la vitamina C ed E servono come
antiossidanti rispettivamente della fase acquosa e di quella lipidica e
sono utili per ripristinare le normali difese delle mucose con un’
azione antiossidante, la vitamina E è utile anche per la sua azione
inibitrice dei leucotrieni. La vitamina C è molto utile anche per i
pazienti che presentano fistole e in chi assuma una dieta povera di
fibre. La vitamina A è utile per ripristinare la funzione di barriera
della parete intestinale ed è particolarmente indicata per i pazienti
afflitti da morbo di Crohn, ad essa deve essere associato zinco che ne
riequilibria le alterazioni del metabolismo. Bassi livelli di zinco nei
capelli, malassorbimento dello stesso e alterazioni del gusto
accompagnano spesso la malattia di Crohn, il deficit di zinco in
particolare si presenta in media nel 45% dei pazienti afflitti da tale
morbo. Sono ricorrenti in questi pazienti anche deficit di magnesio a
causa del malassorbimento e dell’azione catartica, talvolta sono
richieste iniezioni endovena per chi non risponda a somministrazioni per
via orale. I sintomi collegati a deficit di magnesio sono debolezza,
ipotensione, anoressia, confusione, iperirritabilità, convulsioni,
tetano, alterazioni dell’elettrocardiogramma (ECG) e
dell’elettroencefalogramma (EEG). La somministrazione parenterale riesce
a migliorare questa sintomatologia. Deficit di ferro sono legati alla
problematica emorragica intestinale cronica, conviene integrare la
vitamina C per promuovere l’assorbimento del ferro assunto con la dieta,
dal momento che il ferro può promuovere l’infezione intestinale. Nella
malattia infiammatoria intestinale vi è un aumentato rischio di
ipocalcemia in quanto si ha una ridotta superficie intestinale di
assorbimento, un deficit di vitamina D, la steatorrea e quando siano
utilizzati farmaci corticosteroidi. Deficit di potassio e di altri
elettroliti sono legati alla diarrea tipica, l’integrazione porta anche
ad un minor rischio di complicanze chirurgiche. Carenze di vitamina D
sono comuni ai pazienti con morbo di Crohn, sono collegati a ipocalcemia
e quindi ad un maggiore rischio di contrarre malattie del metabolismo
delle ossa come osteoporosi e osteomalacia. Si hanno anche deficit di
vitamina K, relativi alla formazione di protrombina anormale. Il deficit
di acido folico invece aggrava il malassorbimento variando la mucosa
intestinale a livello di struttura cellulare, ed è aggravato
dall’assunzione di sulfasalazina. Un deficit di vitamina B12 è invece
collegato al coinvolgimento della malattia all’ileo distale e/o alla sua
asportazione. Possiamo concludere ricordando l’importanza di massaggi
dell’addome dal quadrante destro in basso verso quello destro alto fino a
quello sinistro basso in modo circolare, e da aiutare la peristalsi
intestinale dal colon ascendente, a quello traverso fino al discendente,
aiutandosi magari con rimedi naturali come olio di mandorle o burro di
karitè per rendere il gesto più piacevole e al tempo stesso la pelle più
morbida ed elastica e nutrita.
Rimedi fitoterapici
Quercetina: 400 mg 20 muniti prima dei pasti
La
quercetina è un flavonoide naturale che agisce a livello enzimatico
relativamente a processi di secrezione, contrazione della muscolatura
liscia e di movimento associati alla risposta infiammatoria come il
rilascio di istamina e di altri mediatori infiammatori, inibendo la
degranulazione di mastocellule, basofili, e neutrofili probabilmente
grazie alla sua forte azione antiossidante, inibitrice della formazione
di leucotrieni , dei radicali liberi, dell’enzima ialuronidasi e
riduttrice della secrezione degli enzimi neutrofili lisosomiali
coresponsabili del processo infiammatorio. Questo rimedio può essere
utile anche quando si hanno associati alla malattia altre problematiche
quali psoriasi, asma, gotta, dermatite atopica e cancro, che sono
accomunati da alti livelli di leucotrieni.
COLITE ULCEROSA
Questa malattia si presenta con una risposta infiammatoria aspecifica, che coinvolge la mucosa e la sottomucosa intestinale.
Sintesi di diagnosi
Diarrea accompagnata da sangue, crampi relativi all’addome inferiore Addome con media pastosità alla palpazione
Febbre e perdita di peso
Irritazione
peritoneale, ulcere, emorroidi, fistole o ascessi riscontrabili
dall’esame rettale e confermata da Rx e endoscopia del sigma
(sigmoidoscopia)
Eziologia (cause)
Oltre
a quello che è stato detto per l’eziologia della malattia infiammatoria
intestinale, che racchiude questa malattia, può essere aggiunto che
esistono studi da cui non risulta esserci correlazione con un alto
consumo di carboidrati raffinati, mentre una causa probabile è una dieta
con cibi allergenici.
Considerazioni terapeutiche
Difetti di mucina
Grazie
a questa sostanza la mucosa intestinale ha caratteristiche viscose ed
elastiche, nei pazienti afflitti da colite ulcerosa sono riscontrabili
alterazioni della composizione della mucina e del so contenuto nella
mucosa. In particolare è riscontrabile un deficit di sulfomucina
ritenuto essere il principale fattore di rischio del cancro al colon, e
tale deficit è una costante del paziente con colite ulcerosa, anche nei
periodi di remissione, inoltre è raccomandato utilizzare sostanze
emollienti che leniscono l’irritazione della mucosa promovendone la
secrezione.
Microflora intestinale
Nella
complessa costituzione della flora batterica intestinale umana, che
comprende oltre 400 specie microbiche differenti, nei pazienti colpiti
da colite ulcerosa si può osservare un alto numero di Gram-positivi
anaerobi coccoidi e bastoncelliforme e Bacterioides vulgatus,
bastoncelliforme Gram-negativo. Queste alterazioni contribuiscono alla
malattia e gli specifici componenti batterici cellulari sono ritenuti
responsabili della promozione di un’attività linfotossica nei confronti
delle cellule epiteliali del colon.
Carragerina
Questa
sostanza è utilizzata nell’industria alimentare per stabilizzare
prodotti come latte, e suoi derivati come formaggio, gelati e,
cioccolato al latte. Studi su animali hanno evidenziato un collegamento
tra la somministrazione di carragerina e lesioni intestinali tipiche
della colite ulcerosa, sull’uomo, nei soggetti sani non è stato
riscontrato un risultato analogo, ma il batterio già citato Bacterioides
vulgatus, presente nelle feci dei malati di colite ulcerosa ad una
concentrazione 5 volte superiore rispetto ai soggetti sani, facilita i
danni indotti da tale sostanza, quindi è meglio evitarla nei pazienti
afflitti da colite ulcerosa.
MORBO DI CROHN
Questa
malattia è accompagnata da una reazione infiammatoria granulomatosa
coinvolgente l’intero spessore della parete intestinale anche se in
realtà non sempre sono presenti i granulomi. In passato si era
attribuito all’ileo l’unica parte di intestino coinvolta mentre poi si è
visto che possono essere coinvolti anche altri organi come l’esofago,
lo stomaco, e altre porzioni dell’intestino come il digiuno, e il colon
(in tal caso si parla di malattia di Crohn del colon o colite
granulomatosa).
Sintesi di diagnosi
-Diarrea a intermittenza, lieve febbre, dolore del quadrante destro inferiore addominale
-Anoressia, flatulenza, perdita di peso e malessere
-Addome pastoso alla palpazione
-Anormalità dell’ileo terminale riscontrabile da accertamenti radiografici
-Eziologia
In
particolare gli antibiotici, se somministrati a dosi subletali,
inducono i normali batteri costituenti la flora intestinale a produrre
tossine trasformandoli così in agenti invasivi, rendendoli nocivi per il
nostro organismo. Prima degli anni cinquanta la malattia di Crohn era
relativa a zone con predisposizione genetica, mentre a partire dagli
anni in cui sono stati disponibili gli antibiotici in forma orale, si è
assistito a coinvolgimenti di zone senza precedenti casi, questo lascia
presupporre le cure antibiotiche siano una delle cause di tale malattia,
viste anche le scoperte di alterazioni nocive indotte sulla flora
intestinale. Il morbo di Crohn è associato anche ad una dieta ricca di
zucchero raffinato, grassi totali, animali, latte, omega-6 e povera di
frutta, verdura cruda, fibre, omega-3 e ad un consumo elevato di corn
flakes, che sono ricchi di zucchero e derivati dal mais che è un comune
allergene. Un altro fattore importante sono appunto i cibi allergenici.
Considerazioni terapeutiche
Il
morbo di Crohn non è molto conosciuto come decorso naturale, essendo
spesso accompagnato, nel trattamento, da farmaci o interventi, tuttavia
uno studio che ha preso in considerazione pazienti sottoposti a placebo
ha evidenziato come molti pazienti vadano in remissione spontaneamente
specialmente se non sottoposti a terapia steirodea, e questo indica che
l’arma vincente è ottenere la remissione, con una terapia non
farmacologia conservativa.
Permeabilità intestinale
La
permeabilità intestinale è un difetto che accompagna i pazienti colpiti
da morbo di Crohn e i loro parenti, è aumentata con l’assunzione di
acido acetilsalicilico ed è un fattore predisponente per la malattia
stessa perché ad un malassorbimento intestinale è associato un aumento
dell’incidenza di allergia alimentare e di assorbimento delle tossine
intestinali. Dieta
Per
la far tornare la flora batterica intestinale ad uno stato di corretto
equilibrio, nella malattia di Crohn è ottimale una dieta ricca di fibre
evitando la crusca di grano, essendo questo uno dei più frequenti cibi
allergenici, una dieta di più facile adottare una dieta a rotazione che
preveda anche fibre. Le più frequenti carenze nutrizionali dei pazienti
riguardano lo zinco, i folati, la vitamina D e la albumina, sono poi evidenti carenze di vitamina K, E, e di rame e niacina.
Nel
libro “Disintossicarsi in 7 giorni” del trio Peter Bennet, agopuntore,
medico omeopata e naturopata specializzato in disintossicazione
ortomolecolare e disfunzioni immunitarie, Direttore medico del HELIOS
HEALTH SYSTEM a Victoria nella Columbia britannica, Stephen Barrie
medico Naturopata laureato alla Bastyr University di Seattle, Sara Faye
giornalista che scrive di medicina e salute da 25 anni, che lavorando
con i due dottori ha scoperto i meriti del loro programma di
disintossicazione -- Ed. Tecniche Nuove, sono consigliate diverse
terapie di disintossicazione.
Bibliografia
Michael T Murray, Joseph E. Pizzorno – “Trattato di Medicina Naturale” - Volume 1 e 2 – Red Edizioni Autori Vari -- "Disintossicarsi in 7 giorni" -- Ed. Tecniche nuove